Il Fragilismo

Il fragilismo nasce nel  maggio 2011 a Vicenza, questo il pannello identificativo:

“Siamo nel pieno del Fragilismo, l’epoca in cui la sicurezza costruita sui castelli di sabbia della materialità si sta sgretolando. L’uomo, per natura Immenso, ha scelto di divenire Fragile, motivando e finalizzando la sua vita al raggiungimento dei soli obiettivi tangibili e materiali. Dobbiamo prendere coscienza di ciò per intraprendere la ricostruzione, la riedificazione dell’intangibile e dell’assoluto sulle macerie della materialità…”.   Gianfranco Fauci

“La forza dei deboli, la debolezza dei forti. Il sinestesismo magnetico del Fragilismo é circolare come un nucleo, non piatto come una bandiera. Creatività in movimento, immaginazione attiva, percorso di ricerca sensibile, raccolta ed emissione d´impressioni, punto d’incontro e osservazione dei “SE”. Invece di adottare i “SISTEMI DEL LUSSO” come punto di riferimento si sceglie di ritornare alla ricchezza della semplicità, a una sorta di “POVERISMO” basato sull’idea della delicatezza delle cose e della fragilità; immagini possibili in un dialogo con materiali deboli. Un punto di vista visionario, una lotta tra oggetti appartenenti a classi diverse”.   Sotirios Papadopoulos

Il primo manifesto del Fragilismo (Gianfranco Fauci 2011)

L’onnipotenza fondata sulla materialità comincia a frantumarsi. Il possesso del relativo, l’enfatizzazione dell’involucro, il vuoto lasciato dalle certezze tangibili, hanno condotto l’uomo alla paura di essere se stesso nell’universo. Egli si sente fragile in un mondo frangibile, un mondo in cui la materialità smarrisce l’accezione di solido e sicuro e acquisisce quella di fragile, delicata, vulnerabile. Il rifiuto a riconoscere il mutamento è un labirinto senza uscita di pretesti e giustificazioni, preservanti un cammino votato al fallimento della razionalità già morta prima di essere riconosciuta tale. Crollano le logiche che regolano causa – effetto ed emerge l’inspiegabile come elemento che non si può dominare. Così il tangibile si piega all’intangibile, il relativo all’assoluto, il cosciente all’incosciente; le emozioni si sostituiscono ai pensieri e le percezioni alle certezze. L’uomo divenuto fragile, si stacca dalla materialità divenuta frangibile per elevarsi nell’intangibile della propria essenza e, riscoprendo un nuovo meraviglioso mondo, si affida alle cose più semplici che lo riavvicinano alla natura ed alle sue meravigliose risorse. Un mondo più povero, ma assai ricco di significati e di contenuti, capace di rivalutare il rapporto tra esseri viventi e ripristinare il giusto equilibrio con la natura. Così l’acqua e aria si riappropriano del proprio significato vitale e tornano ad essere rispettate, osservate e considerate. Il fragilismo può salvare l’uomo, se l’uomo ha ancora voglia di salvare se stesso.

Gianfranco Fauci è tra gli artisti che hanno dato luce al fragilismo, il nuovo movimento nato a Vicenza nel 2011.  Di seguito, parte dell’intervista che ha rilasciato a Affaritaliani.it

Il fragilismo si pone sulla scia del pensiero post-moderno, ribattezzato pensiero debole?

Il fragilismo non si pone sulla scia del pensiero post-moderno, ribattezzato pensiero debole, non si presenta come una forma di nichilismo, ma esprime la presa di coscienza di una fragilità acquisita. Fragilità e non debolezza. L’individuo ha assunto la specificità e la peculiarità di quella materialità che ha decretato quale obiettivo primario della propria esistenza, assimilandone le caratteristiche intrinseche come la corporeità, la concretezza, la fisicità, la tangibilità e la consistenza. Da ciò l’avere ha prevalso sull’essere.

Quali registi rientrano nella corrente? Quali scrittori e poeti?

Il fragilismo ha un potere, contagia emotivamente il mondo artistico e lo coinvolge. Gli artisti, più di chiunque altro, sono in grado di bypassare la mente e percepire il cambiamento, anticipandolo e comunicandolo in mille espressioni diverse. Essi si stanno riappropriando del ruolo di precursori. Alla nascita e alla rappresentazione del fragilismo hanno concorso più di venti artisti provenienti da tutta Italia e anche internazionali.

Quale può essere la valenza rivoluzionaria del fragilismo?

Il fragilismo può salvare l’uomo se l’uomo vuole davvero salvare se stesso. L’ammettere di essere fragili in un mondo frangibile, è presupposto importante per attivare il cambiamento. L’uomo delle certezze va sostituito
con l’uomo nobilitato dai dubbi. I dubbi predispongono al mettersi in discussione e ad effettuare la virata esistenziale verso l’intangibile e l’assoluto. Le certezze sono l’oppio della mente.

E’ stato presentato un manifesto del fragilismo. Che importanza ha oggi scrivere ancora dei manifesti?

L’arte è espressione, ma spesso come tale rimane circoscritta e incompresa da molti. Un movimento, una corrente di tale portata, il fragilismo, deve raggiungere le grandi masse e contagiarle emotivamente e mentalmente. Il manifesto sintetizza, sottolinea e circoscrive gli ambiti del movimento, rendendolo intellegibile nell’immediato.

La mostra della fondazione Vignato nel “fragilismo”. Quali le loro peculiarità?

Arruoliamo artisti ogni giorno ed ognuno di essi evidenzia e manifesta le proprie peculiarità. Lo fanno ascoltando e assecondando la propria essenza, ognuno utilizzando la propria chiave interpretativa.

A quale tipo di pensiero il fragilismo si oppone?

Si oppone alla quotidianità, all’abitudine, al consolidato, al vissuto; ma anche al pensiero di onnipotenza insito in ogni individuo. Il cambiamento presuppone il riconoscimento di un fallimento, e questa è la cosa più
difficile.

Il fragilismo può apparire la teorizzazione di uno status-quo dell’arte e del pensiero…quale la sua portata innovativa?

L’arte è tale se estranea dal pensiero, o meglio, il pensiero inquina l’arte. Troppo spesso l’artista è stato chiamato a soddisfare la richiesta del mercato, così facendo non ha creato ma riprodotto o addirittura replicato. Gli artisti che hanno intercettato il fragilismo, hanno deciso di andare controcorrente. In un mondo che dispensa certezze, essi hanno il coraggio di demolirle, innestando il seme del dubbio che presto germoglierà in cambiamento.